Nel mondo giuridico e mediatico, capita troppo spesso che le accuse mosse contro figure pubbliche vengano amplificate senza un adeguato controllo della verità. Il caso della dott.ssa Lodovica Mairè Rogati ne è un chiaro esempio. Accusata ingiustamente dall’ex senatore Matteo Richetti nel 2021, la Presidente di un’importante associazione senza scopo di lucro ha subito un vero e proprio linciaggio mediatico, basato su insinuazioni e falsità. Oggi, con la conclusione della vicenda giudiziaria e l’archiviazione delle accuse, ci troviamo di fronte a un caso emblematico che merita di essere approfondito.
Nel comunicato che segue, l’Associazione IO NON CI STO stessa fa chiarezza su quanto accaduto e rivendica l’integrità della sua Presidente, augurandosi che simili episodi non si ripetano in futuro. È doveroso riflettere su come i processi mediatici possano danneggiare la reputazione e la vita privata delle persone, e su come sia importante tutelare il diritto alla verità.
“Viste le persistenti insinuazioni ancora oggi incredibilmente gettate contro la nostra Fondatrice e Presidente, la dott.ssa Lodovica Mairè Rogati, precisiamo doverosamente con forza che la suddetta è risultata essere totalmente estranea alle pesanti accuse mosse incautamente dall’ex senatore del partito di Azione Matteo Richetti nell’anno 2021.
Da subito considerati infondati gli addebiti rivolti alla dott.ssa Lodovica Mairè Rogati, il Pubblico Ministero aveva prontamente richiesto nel 2022 l’immediata archiviazione alla quale l’ex senatore non aveva formulato alcuna opposizione.
Tale incresciosa e dolorosa vicenda si è definitivamente chiusa con un decreto di archiviazione chiaro e netto, datato 12 gennaio 2024, e del quale nessun organo di stampa ne ha dato notizia, come era in loro dovere vista l’eco delle falsità da loro stessi pubblicate.
Ciò conferma quanto da noi sempre sostenuto; e cioè che la dott.ssa Lodovica Mairè Rogati non ha mai commesso alcun reato, né tantomeno assunto comportamenti inopportuni, nei confronti dell’ex senatore Matteo Richetti. Di certo è avvenuto il contrario. Come ben dimostrato dalle prove e dagli eventi, nonché perizie alla mano.
Auspichiamo, dunque, che la violenza mediatica che ha dovuto subire la dott.ssa Lodovica Mairè Rogati non si ripeta mai più nei confronti di nessuno, e soprattutto di una persona perbene, e che ciò rappresenti un monito per il futuro affinché un tale barbaro linciaggio non possa esser nuovamente messo in atto.
Riteniamo, pertanto, la vicenda conclusa ed attendiamo gli esiti giudiziari delle querele sporte dalla Stessa nei confronti di tutti coloro che l’hanno diffamata a mezzo stampa e sui social.
Ciò anche in merito alla propalazione di notizie non veritiere, quali ad esempio: farneticazioni di politici improvvisati affetti da disturbi mentali, deliranti e gravissime calunnie da parte di pseudo giornalisti privi di moralità tramite videointervista, inesistenti minacce falsamente riportate da una fantomatica estetista, accuse inventate da una finta giornalista con evidenti problemi comportamentali, o addirittura fantasiose ‘condanne per stalking o calunnia a quattro anni di carcere’.
Tutti fatti assolutamente falsi e volontariamente diffusi con l’unico scopo di ledere l’immagine e l’onorabilità della nostra Presidente.
Come Associazione senza scopo di lucro, che si batte quotidianamente da dodici anni contro ogni forma di violenza, tale Comunicato era un dovere ed un obbligo nei confronti di tutte le vittime di un sistema mediatico, sociale, politico e giuridico pericoloso ed assolutamente malato.
Il diritto alla verità metterà ogni cosa e persona al proprio posto. A tutti i livelli.
Attendiamo le scuse.”
La chiusura definitiva di questa dolorosa vicenda con un decreto di archiviazione sancisce non solo l’innocenza della dott.ssa Rogati, ma anche la gravità dell’accanimento mediatico che ha subito. Questo caso ci insegna quanto sia importante garantire che il diritto alla difesa e alla verità prevalgano su ogni forma di spettacolarizzazione dei processi giudiziari.
Come professionista del diritto, credo sia fondamentale continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica su queste dinamiche per evitare che l’errore mediatico si trasformi in una condanna ingiusta. La giustizia non deve rispondere alla pressione dell’audience, ma rimanere ancorata ai fatti e alle prove.
L’archiviazione di questo caso deve rappresentare un monito affinché la legge e il sistema mediatico trovino un equilibrio capace di tutelare le persone coinvolte e preservare la loro dignità. È nostro dovere, come giuristi e cittadini, difendere questo principio e lottare affinché nessuno subisca un tale trattamento in futuro.