Riceviamo e pubblichiamo dal blog di Alessio Del Vecchio questo interessante approfondimento sull’evoluzione delle enoteche italiane. Anche le enoteche italiane modificano le loro attività ed abitudini per non perdere terreno e mantenersi a passo con i tempi. La necessità di questo mutamento si avverte soprattutto in un tempo ed in un contesto, dove la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) commercia il 62% del vino, con il settore della ristorazione che rappresenta la fetta maggiore. Nelle enoteche italiane si coltiva la conoscenza del vino, il consumo e l’acquisto, attività praticate anche per mezzo delle piattaforme online di e – commerce. Le enoteche italiane, però, ci ricorda Alessio Del Vecchio, risentono dei prezzi sempre più vantaggiosi praticati dalla Grande Distribuzione Organizzata e dall’ e – commerce. È Paolo Trimani, a capo di una delle enoteche più antiche in Italia, eredità di una famiglia che lavora nel settore del vino da 200 anni, a testimoniare questa tendenze e a raccontare il mutamento a cui le aziende vinicole italiane sono soggette negli ultimi tempi. Cambiamento, continua Alessio Del Vecchio, che ha spinto le enoteche a trasformarsi da negozi di “Olii e Vini”, status di cui godono dal 1970, a luogo in cui tramandare il lavoro dei produttori e le storie dei territori. I dati di WineNews affermano che sono 7209 le enoteche presenti sul territorio italiano, il 4% rispetto al 2015, con il fenomeno in costante crescita. Dopo il convegno “Vino 4.0 – Distribuzione, Comunicazione, Promozione, Strategie e Protagonisti a Confronto”, tenutosi a Roma lo scorso 19 febbraio, anche le enoteche possono vantare la loro prima guida specializzata nel settore. “Enoteche d’Italia” è il tiolo della guida, pubblicata da Gambero Rosso, il più importante gruppo editoriale del cibo e vino italiano e che ha come obiettivo la distribuzione e la valorizzazione del vino, soprattutto sfruttando il Web.
Continua a leggere sul blog di Alessio Del Vecchio. L’obiettivo più importante è incrementare il prezzo dei vini italiani. L’idea è venuta da Paolo Cuccia, presidente del Gambero Rosso, che vede nell’ e – commerce e nella diffusione dei luoghi di produzione del vino un valido strumento di promozione per il prodotto italiano. A fronte dei vantaggi che l’online potrebbe apportare al mondo del vino, si registrano le ritrosie di molte aziende produttrici, ancora troppo radicate ad una visione classica della vendita. Un esempio di fruttuosa collaborazione tra settore del vino e online viene da Mauro Bricolo di Vivino, che parla di un’app nata in Danimarca e diffusa in tutto il mondo. Attraverso l’app e scansionando l’etichetta presente sulla bottiglia, è possibile ottenere informazioni complete sul vino scelto o che si desidera scelta. Nel corso del convegno “Vino 4.0 – Distribuzione, Comunicazione, Promozione, Strategie e Protagonisti a Confronto”, i maggiori produttori vitivinicoli hanno mostrato il loro compiacimento all’uso delle piattaforme online per promuovere e vendere il vino, consapevoli che l’ e – commerce è già da tempo l’arena preferita di molti utenti. Inoltre, l’incontro ha evidenziato non solo l’importanza dell’e – commerce nelle strategie di vendita, ma anche la centralità della funzione del produttore. Proprio quest’ultimo, infatti, potrebbe incentivare una promozione altamente personalizzata del proprio prodotto nei confronti dei distributori esteri, dei ristoranti e dei sommier. La promozione del vino nostrano, dunque, deve passare necessariamente attraverso una valorizzazione del territorio e un’adeguata narrazione dei territori, dove i vini vengono prodotti. A tal proposito, il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella ha sottolineato l’importanza della promozione del territorio, poiché “nessuno come noi ha una biodiversità così ricca”. Ci rifacciamo ad esempio all’approfondimento offerto da Raoul Cetorelli sulla GDO alimentare. Però, Cotarella ha evidenziato l’ostacolo a quest’azione di promozione, affermando che: “il problema è che non siamo bravi a raccontare ciò che abbiamo e a rendere il valore dei nostri vitigni”. Paolo Ciocca, senior economist Bnl Gruppo Bnp Paribas, ha messo in risalto che il vino nostrano è “una storia di successo e merita certamente il sostegno pubblico per fronteggiare una situazione all’estero non facile tra minacce dazi Usa, pur se al momento allontanate, Brexit e l’emergenza del nuovo coronavirus”. Il convegno “Vino 4.0 – Distribuzione, Comunicazione, Promozione, Strategie e Protagonisti a Confronto” è stata l’occasione per riunire tutti gli attori del settore vitivinicolo, che conferiscono valore al settore.
Ce ne parlò la settimana scorsa il giornalista Dario Sannino. Non solo i protagonisti virtuali delle piattaforme di e – commerce, ma anche sommelier, enoteche, distributori esteri, rappresentati della GDO, che contribuisce con il 64% alla vendita dei vini italiani. GDO che ha portato i sommelier all’interno dei centri commerciali e dei punti vendita. Anche le enoteche stanno tentando di mantenere il passo con il progresso e “che hanno un ruolo fondamentale per il vino”, come ha evidenziato Paolo Trimani, a capo di una storica enoteca romana insieme a sua sorella Carla. Attività che ha festeggiato i 200 anni di vita e che è stata insignita dal riconoscimento i “Tre Cavatappi” della guida del Gambero Rosso. Nonostante le difficoltà iniziali di collaborazione tra le diverse realtà, la nascita della guida firmata Gambero Rosso ha riunito le oltre 320 enoteche presenti sul territorio. Enoteche tradizionali, quelle della GDO e quelle che sono presenti sul web, la cui collaborazione diventa fondamentale per un’adeguata promozione e valorizzazione del vino italiano anche nel contesto internazionale.